Antonio e Cleopatra, il teatro sposa il cinema

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Cosa ci si aspetta dal teatro, quando si va a teatro? La mimica, le vesti, le coreografie, le luci, le musiche sono tutti elementi che già esistono, latenti, nelle menti degli spettatori, prima ancora che lo spettacolo abbia inizio.

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Siamo pronti a far riaffiorare i registri linguistici più alti, specie se alta è la rappresentazione, e sappiamo già in anticipo che per cogliere le sfumature degli sguardi, le emozioni, i gesti e le gestualità degli attori dovremo far ricorso a grande attenzione e concentrazione, perché il teatro non è rappresentazione leggera, cui assistere annoiati, ma esige grande partecipazione cognitiva ed emotiva da parte di chi è assiso in platea.

Il teatro non è in accadì, è realtà e a questa attinge, forte di poter trasmettere a chi v’assiste emozioni che al cinema son precluse: la pellicola non odorerà mai del sudore dei suoi protagonisti

Il teatro, insomma, non è cinema – altra grande forma d’arte, per carità – e diversamente da esso non è in grado di assicurare l’iperrealismo e l’immediatezza sensoriale che i primi piani cinematografici solamente sanno rendere. Il teatro non è in accadì, è realtà e a questa attinge, forte di poter trasmettere a chi v’assiste emozioni che al cinema son precluse: la pellicola, infatti, per quanto fine la sua grana e definiti i suoi dettagli, non odorerà mai del sudore dei suoi protagonisti.
I pregi e i limiti dei due generi son noti a tutti; meno noto è invece quanto riuscito possa essere il tentativo di fonderli insieme, esaltando le peculiarità d’entrambi e compiendo un matrimonio epocale tra l’arte antica del teatro delle origini e gli espedienti scenici moderni, accompagnati dalle sonorità più all’avanguardia, che sono l’essenza del cinema contemporaneo.

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Tutto questo si trova nell’Antonio e Cleopatra shakesperiano, sapientemente adattato da Luca De Fusco ed in scena al Teatro Mercadante di Napoli fino al prossimo 6 aprile.

La scena è essenziale, sobria e suggestiva come lo stesso Shakespeare aveva voluto; ogni elemento che faccia da contraltare al testo è quasi del tutto bandito. Art, for art’s sake. Le mimiche e la regia seguono il dettato del drammaturgo inglese, nella traduzione di Gianni Garrera, che adempie egregiamente al compito improbo di rendere nel testo in italiano il sensato e insieme l’insensato dei dialoghi originali.

Tutto questo potrebbe già bastare, e giustificare la presenza in sala del pubblico delle grandi occasioni, giustamente accorso in massa per assistere alla rappresentazione di una delle più grandi opere di Shakespeare, testo poco rappresentato perché notoriamente ritenuto ostico, tra i più difficili.

Nella foto di Fabio Donato gaia Aprea e Luca Lazzareschi in Antonio e Cleopatra 3Ma tutto questo non bastava invece a De Fusco, ed ecco quindi che la scena d’incanto s’arricchisce dei primi piani dei protagonisti e di filmati equilibrati e suggestivi, proiettati al massimo dettaglio, con la magia del bianco e nero, su un tappeto di tulle trasparente che accoglie la scena, come a proteggerla, che tutto sfuma e insieme tutto sottolinea, amalgamando le vicende che si svolgono alle sue spalle in un tutt’uno che offre la poesia e l’incanto del teatro in matrimonio all’iperrealismo e alla mimesi del miglior cinema.

Uno spettacolo da non perdere, che vi darà a teatro quel che dal teatro non vi sareste mai aspettati. Fateci un salto.

 

Antonio e Cleopatra

di William Shakespeare

adattamento e regia Luca De Fusco

traduzione Gianni Garrera

con Luca Lazzareschi (Marco Antonio), Gaia Aprea (Cleopatra)
produzione Teatro Stabile di Napoli
al Teatro Mercadante di Napoli dal 26 marzo al 6 aprile 2014

L’idea di creare amuse .it è stata sua. Ma è il suo unico merito, tutto il resto è opera di tanti altri. Non va mai a dormire se non è morto di sonno. Scrive dalla tenera età; ama viaggiare, scoprire, conoscere. Emozionarsi.