Era da tanto che aspettavo questo spettacolo. Una pura formalità, a il Pozzo e Pendolo di Napoli. Avevo visto la versione cinematografica molto tempo fa e la storia mi aveva da subito colpita. Ma si sa, il teatro è tutt’altro affare. Mettere in scena la struttura narrativa di un thriller è alquanto macchinoso. Ma Nico Ciliberti, Marco Palumbo, Antimo Casertano con la regia di Annamaria Russo ci sono riusciti alla grande. Il buio pesto e lo sparo improvviso incollano alla poltrona e caricano di un filo sottile di ansia che farà compagnia per tutta la durata dello spettacolo.
Testolina di poliziotto mezzo fallito
Marco interpreta Onoff, uno scrittore di successo che viene condotto in caserma. Ha le mani tremanti e un fare spocchioso. Non capisce perchè Antimo, il giovane poliziotto lo tiene lì contro la sua volontà. La scenografia è volutamente misera. Una piccola stufa, due scrivanie, un secchio che raccoglie le gocce d’acqua che penetrano dal soffitto crepato. Tic- tic- tic…il rumore delle gocce sarà il fil rouge della storia. Fuori fa freddo, anzi freddissimo e piove come Dio la manda. Onoff è bagnato fradicio e il giovane poliziotto cerca di dargli un minimo di ristoro offrendogli del latte caldo. Latte caldo. Lo scrittore senza nemmeno assaggiarlo glielo scaraventa in faccia. Ma perché? Già perché. Sarà compito del commissario scoprirlo. Un commissario dalle mille personalità.
Non bisognerebbe mai incontrare i propri miti, visti da vicino hanno i foruncoli
Prima ironico, poi severo, poi amorevole e poi ancora duro e contristato. Non è facile fare il commissario in un paesino “dove non succede mai niente“. Non ci sono molti omicidi da risolvere su quei monti. Perché sì, di omicidio si tratta e Onoff con i suoi vuoti di memoria è il primo indiziato. E’ sprovvisto di documenti, non ha un alibi e racconta un sacco di bugie. A tutto ciò si aggiunge il temporale che incalza sempre di più e una linea telefonica interrotta che non permette all’indiziato di chiamare a casa. Però gli altri riescono a telefonare. Perché, Già perché… Una pura formalità non è solo un thriller, ma è un viaggio profondo nell’essere umano. Si deve scavare, con le unghie, per toccare corde che sono nello stomaco e che quando vibrano fanno star male. Bellissimo l’effetto di luci e buio che rende ancor più efficace la tensione durante l’interrogatorio. La solitudine, l’alcol, la fama, il successo, il declino, l’onore, la fiducia, la paura, la malinconia, la tristezza. La verità. Una verità che ferisce e schiaffeggia, chi interroga e chi viene interrogato, ma che al termine unisce in un solo corpo i due protagonisti. L’interrogatorio è il mezzo per mettere insieme i pezzi di un puzzle di una vita che sembra tutto ciò che in realtà non è. Onoff, anzi Biagio cala la maschera e vomita tutto quello che anche lui aveva resettato dalla memoria. Cuciti tutti gli strappi, finisce il temporale, non si sente più il tic-tic-tic né il borbottio dei tuoni. Ora sì. Ognuno può proseguire per la sua strada. Quale sia la migliore nessuno lo sa.
Grandi applausi in sala, bravissimi tutti.
Da non perdere assolutamente, fateci un salto:
Una pura formalità
di Pascal Quignard
con N. Ciliberti, M. Palumbo, A. Casertano
regia Annamaria Russo
dal 10 gennaio 2015 al 25 gennaio 2015
orari: sabato ore 21,00
domenica ore 18,30
prenotazioni: 081 5422088 | info@ilpozzoeilpendolo.it