Il 27 gennaio è il giorno della memoria. Migliaia di filmati imperversano sul web e in tv. I più fanno finta di non vedere o sono distratti, altri cercano di distogliere lo sguardo. Poi c’è un gruppo nutrito di persone che vuole ricordare. Non vuole e non può dimenticare. Basta vedere i binari, pigiami a strisce, capelli rasati, diritti calpestati e vite bruciate nel vento per avere la pelle d’oca su tutto il corpo. Come può la mente umana arrivare a partorire tanto male. Cambiano i mezzi, cambiano i nomi, ma la storia si ripete. Sembra che non si impari mai dal passato. Ieri in occasione di questo triste anniversario, ho scelto di ricordare. Sul palcoscenico del teatro “Il Pozzo e il Pendolo” ci sono Paolo Cresta e Giacinto Piracci con “L’amico ritrovato“. Voce e sound. Sudore e lacrime. Sangue e bile. I brividi sulla pelle per più di un’ora. Sapevo che non sarei rimasta delusa.
da allora in poi la mia vita non sarebbe più stata triste e vuota
Nonostante il giorno infrasettimanale, la giornata di lavoro sulle spalle e un freddo pungente, dovevo assolutamente ricordare. Paolo non mi delude mai, nessuna sua performance è di un livello più basso rispetto alle altre, non saprei scegliere quella che più mi ha colpita. Ieri era nelle vesti di Fred Uhlman. La storia è toccante. Benché sia un vecchio ricordo del liceo, ascoltarla con orecchie da adulta mi ha scosso. Si sviscera nella Germania degli anni ’30 e vede come protagonisti due sedicenni: l’ebreo Hans Schwarz e l’ariano nonché conte Konradin von Hohenfels. Sedici anni.Cos’eravamo noi a sedici anni? Le prime storie al mare, le sigarette fumate di nascosto, le musicassette e i diari da scarabocchiare durante le ore di greco. Cosa sono invece loro? Non è passato nemmeno un secolo da quell’altro tipo di sedicenni. Una gioventù destinata ad essere vittima o carnefice, a diventare vinta o vincitrice. Una storia di amicizia, più forte e più intensa di un amore carnale e in quanto dominata dall’avidità di essere consumata, finisce molto presto, consumandosi. Non per volontà dei due ragazzi, o forse anche si, ma soprattutto per gli accadimenti che sconvolgono l’Europa. Dio, i dubbi, vincere o morire. Paolo tocca le corde del cuore, le fa vibrare.
Piccolo Yid – vogliamo dirti addio / che tu raggiunga all’inferno i senzadio / Piccolo Yid – ma dove te ne andrai? / Nel paese da cui non si torna giammai? / Piccolo Yid – non farti più vedere / se vuoi crepare con le ossa intere.
E’ emozionante vederlo piangere e commuoversi, certo il mestiere di attore è fatto anche di queste cose, ma in quel momento lui è Hans. E’ l’Hans che è salvo, dall’altro lato del mondo, è l’Hans affermato e sicuro di sé, ma è anche l’Hans al quale manca un pezzo, un pezzo di vita, un pezzo di cuore, che ritroverà nelle ultime battute dello spettacolo. Si spegne la luce e applausi sinceri.
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