The Pride, il coraggio di essere froci

foto THE PRIDE - diretto e interpretato da Luca Zingaretti - scena

The Pride non è una storia. E’ due storie. Due storie che sembrano una, per via delle mille cose che hanno in comune; due storie che in effetti sono una, perché un filo unico le unisce, che si dipana intorno i temi del coraggio, e della dignità.

The Pride è storia di dignità. Si pone un passo avanti perché, rispetto al tema dell’omosessualità è data per scontata; sottratta a ogni argomento

The Pride è storia infatti, intanto, di dignità. E in questo senso si pone un passo avanti perché, rispetto al tema dell’omosessualità per una volta non si parla di dignità conquistata, acquisita, ritrovata, per cui lottare. La dignità è presente e assente insieme, perché data per scontata; di essa non si discute in quanto è sottratta a ogni argomento. E’ la dignità che proviene direttamente dalla condizione di essere umani. Condizione miserevole, ma libera. E dignitosa.

I ricchioni di Zingaretti non sono viziosi o pervertiti; non hanno più vizi o meno virtù degli uomini veri. S’innamorano e amano, tradiscono e soffrono, passano notti insonni fissando il soffitto. Proprio come gli uomini veri. Hanno vite vere, case vere, lavori veri, bollette vere da pagare. E non si trovano in una condizione da doversi accettare, sulla quale riflettere, da reprimere o da affermare. Diversamente diversi, sono semplicemente froci, con disarmante e rassicurante naturalità. L’accento e l’attenzione viene quindi spostato dalla coppia omosessuale alla coppia, dal gay all’uomo, ottenendo un effetto di assorbimento morale che tanto giova e molto fa riflettere, vera panacea per chi voglia farsi un’idea e chi una ragione, in questa fase storica ove l’argomento, tra i più ostici, è tornato di vibrante attualità.

foto THE PRIDE - diretto e interpretato da Luca Zingaretti .04

The Pride è anche un inno al coraggio, e forse è proprio questo il tema principale. Alternandosi tra l’attuale periodo storico e la metà del secolo scorso, le storie propongono un’indagine complessa e ambiziosa sull’accettazione sociale della condizione omosessuale, sottolineando i grandi passi avanti che si sono compiuti e insieme rimarcando i tanti ancora da compiere. Ma di più concedendo allo spettatore in sala il lusso di una riflessione raramente compiuta su quanto intimo coraggio si nasconda dietro ciascuna storia personale, rivelando il percorso interiore, sempre necessario, che dalla scoperta conduce all’accettazione e infine, ma non sempre, all’affermazione di sé.

una omosessualità ordinaria, che divide con gli etero gli stessi eccessi di vizi e di virtù, scappatelle e sveltine incluse

Uno spettacolo che affronta il tema in modo naturale e con disincanto, e che induce molto alla riflessione. Uno Zingaretti in ottima forma, perfettamente ricchione, che si concede solo saltuariamente alla crudezza e a una volgarità che potrebbe giudicarsi inutile, ma che eppure è strumentale alla narrazione di una omosessualità ordinaria, che divide con gli etero gli stessi eccessi di vizi e di virtù, scappatelle e sveltine incluse. Da vedere, per capirne di più, a uso e consumo di ogni orientamento sessuale.

 

Abbiamo visto Luca Zingaretti in The Pride, di Alexi Kaye Campbell, con Valeria Milillo, Maurizio Lombardi, Alex Cendron.

Napoli, Teatro Bellini, ancora fino al 28 febbraio. Info qui.

L’idea di creare amuse .it è stata sua. Ma è il suo unico merito, tutto il resto è opera di tanti altri. Non va mai a dormire se non è morto di sonno. Scrive dalla tenera età; ama viaggiare, scoprire, conoscere. Emozionarsi.