Bellini, la casa del teatro

13288539_10208910231660577_785097908_o

Questa sarà una stagione teatrale ricca di avvenimenti e con attori e attrici famosi, nel segno della modernità e senza trascurare i classici, offriremo abbonamenti per tutte le età e bla e bla e bla bla bla…..

Il foyer è gremito, le sedie ordinate in fila, i giornalisti veri e quelli sedicenti affannosamente prendono appunti sui loro taccuini, fiumi di inchiostro si sprecano, le foto tutte uguali alla ricerca della inquadratura migliore.

…sarà con noi per questa stagione il maestro Tal de’ Tali, già noto ai più per i suoi successi conseguiti altrove, e che proprio qui raggiungerà l’acme della sua carriera, sulle tavole del nostro palcoscenico, e bla bla e ancora bla bla….

Una noia mortale. Qualcuno sbadiglia. Qualcun altro, credendosi più furbo, simula una chiamata dalla redazione e s’allontana furtivo. Non lo rivedremo mai più. Qualcuno guarda rassegnato l’orologio. Tutti non pensano che al vernissage successivo. Seguirà rinfresco’ sono di solito le due immancabili parole chiave che ogni addetto stampa sa di dover aggiungere per assicurarsi il successo della conferenza e la compiacenza dei non pochi giornalisti al soldo d’un bicchiere di prosecco e d’una tartina. Tanto di solito poi non si fa che copincollare il comunicato ufficiale, e la rassegna stampa farà sfoggio di un centinaio d’articoli tutti uguali.

il teatro galleggia senza navigare.

La solita conferenza stampa autoreferenziale. La solita miglior stagione possibile nel solito miglior teatro del continente. Intervengono Sindaci e Prefetti, Assessori e Manager d’artisti. Di solito pochi artisti, per giunta. Come se il teatro non fosse affar loro. Vocaboli pomposi riemergono dal dizionario, nel tentativo di rimettere a nuovo, di infiocchettare e servire lucente, per una sera, la nuova stagione dell’anno venturo. Come quando per le cene importanti di famiglia si riesumano le vecchie posate d’argento, e via giù a lucidare, olio di gomito per rimuovere le rughe dalle forchette, quella patina opaca che è testimone di una vita rinchiusa, trascorsa al buio della cassapanca.

Finita la conferenza finirà la messinscena. E i coltelli d’argento ritorneranno a tagliare la polvere.

Mentre il teatro galleggia senza navigare. E non il teatro Tal de’ Tali, o il Primo, o quello della Compagnia degli Autori Troppo Bravi. Ad essere alla fonda è proprio il Teatro. Come istituzione. Così come la cultura in questo paese, arenato, senza vento che spinga di bolina, senza brezza che consenta di veleggiare. Troppo vecchio per procedere, troppo stanco perfino per naufragare definitivamente. In grado solamente di galleggiare, in balia dei venti, di qualche tempesta improvvisa e dell’uragano di passaggio, come delle apparenti schiarite e delle calme piatte. Senza rotta e senza timone. Troppo spesso persino senza timoniere.

13282778_10208910232340594_238411505_o

È il grido d’allarme lanciato ieri nella magnifica – a dir poco – presentazione alla stampa del cartellone 2016/17 del teatro Bellini di Napoli. Pensavamo di ritrovarci alla solita conferenza stampa sulla quale s’è fatto ironia poco innanzi. Ma il Bellini ha sparigliato le carte, come peraltro gli è ormai consueto, trasformando la messinscena nella scena, e facendo dei giornalisti degli spettatori. Del cartellone non siamo in grado di parlare se non diffusamente. Lo potrete trovare sul loro sito, qui.

Il cartellone è stato messo in disparte, posto in secondo piano per lanciare un grido d’allarme. Il Teatro, signori, sta morendo.

Perché non è quello il punto; non era il cartellone al centro della scena, non gli attori – magnifici – che interverranno, non gli spettacoli – egregi – che si succederanno sul palcoscenico. Niente di tutto quello. Tutto il lavoro usurante che sta dietro la predisposizione d’un cartellone è stato messo in disparte, posto in secondo piano per lanciare un grido d’allarme. Per lanciarlo di nuovo, più forte del solito, perché è un grido già fatto ed udito, che proviene da lontano e che racconta di una crisi iniziata già nel secolo scorso.

Il Teatro, signori, sta morendo.

E a dirlo non è stato un grigio rappresentante del management in completo gessato grigio, con l’aria contrita e il tono grave. Ma è stato il Teatro stesso, coi suoi attori, le sue luci, la sua musica, il suo profumo, le sue coreografie, il suo ballo, nel corso d’un inatteso spettacolo della durata d’oltre un’ora durante il quale si sono avvicendati attori magnifici a raccontare di questo grido d’allarme, perché la faccenda è seria. Adesso come non mai.

Una presentazione alla stampa d’una stagione non presentata, come fosse in cerca d’autore. Ma gli autori ci sono invece, ed eccome! Da Cerciello a Nekrošius, da Gabriele Russo a Servillo, da Emma Dante a Stefano Accorsi a Marco Travaglio, solo per puntare un dito a caso in un cartellone di pregio che conferma il Bellini di Napoli nel gotha delle case teatrali di maggior rilievo nazionale.

scarpette

Un teatro che non si accontenta più di fare teatro e che aspira ad essere centro universale di cultura, aggregatore di talenti che provengono da ogni dove nel variegato mondo dell’arte e della produzione intellettuale. Giovani, ambiziosi, non di rado poco conosciuti. Il Bellini sarà ancora non solo teatro, ma anche musica sinfonica, presentazione di libri, danza e ballo, accademia, eventi, occasioni, incontri; una fucina effervescente di iniziative, tutte funzionali all’idea di un Teatro cui la maiuscola iniziale rende onore; un teatro che è ponte e non isola, che supera i confini del palcoscenico per diventare uno spazio di cultura e d’intrattenimento dove ci si possa sentire a casa.

Bellini, la Casa del Teatro. Nel solco d’un percorso iniziato ormai molti anni fa, possiamo sommessamente dire che ci sta riuscendo benissimo. E noi non vediamo l’ora, davvero, di continuare a seguirlo per voi.

Ph Luigi Maffettone.

Ph Luigi Maffettone. Il logo fus è apposto per soli fini estetici.