Ifigenia in Cardiff – Odissea nello spazio scenico

 

Il nuovo spazio della contemporanea odissea è quello vacante della scena nuda.

Un monolite. Tutto è ardesia. I soli tratti bianchi sono quelli del gesso che scandisce il ritmo delle sequenze, delle scelte, delle decisioni. E poi il rosso sul petto di Effie che è solo un ricordo. Lo stesso colore del sangue prima che venisse diluito con l’alcol. Instabile sui piedi e nelle intenzioni, racconta, Effie, le sue giornate, le sue settimane, le poche ore di dolorosa lucidità che rendono chiaro il disagio, il disadattamento. Poche e maledette ore che amplificano il senso di non appartenenza dell’uomo alla sua specie; o, piuttosto, il senso di piena appartenenza, talmente feroce da confondere la vita con l’eccesso fino a desiderarne la distruzione. Abitare i sobborghi, abitarli come un qualunque silente ma infido mostro abita ognuno di noi e aspettare…

Aspettare che la bestia si svegli, ferisca le viscere e torni, nella sua maschera di oscena soddisfazione, nell’accogliente letargo coccolato dalle angosce.

Tutto è ardesia. I soli tratti bianchi sono quelli del gesso che scandisce il ritmo delle sequenze

Vivere le periferie identificandosi con esse è come vivere sbilanciati rispetto al proprio centro, in una costante vertigine verso lo strapiombo. Perdere l’equilibrio è facile. Allora meglio la dissolutezza, che sfoca i contorni e rende tutto ancora possibile e la salvezza raggiungibile. Roberta Caronia ci scaraventa con un’energia prorompente dentro la periferia dell’animo umano, dentro l’indesiderabile, l’ingiusto, le speranze tradite e le attenzioni mai avute. Dentro la solitudine che si argina con la voglia di amore che si argina con la forza della maternità che si argina con la disperazione della maternità mancata che si argina con la croce cristiana del sacrificio e che trasfigura nella redenzione passando attraverso l’espiazione dei peccati di tutti. Roberta Caronia si fa specchio perché noi si guardi dentro il nostro abisso e, dando una grande prova di sé – specie nei momenti più intimi e introspettivi -, ci traghetta in senso inverso per l’Acheronte, accompagnandoci dentro una oramai insperata nuova pasqua.

“Grazie Effie” è la ninna nanna finale. Il canto dentro cui ognuno rinasce.

Teatro Argot Studio, via Natale del Grande 27 – Roma