Ci vuole in effetti molto coraggio a proporre in chiave teatrale quello che è stato un film epico. Ma si può senz’altro dire che l’ardua impresa di Alessandro Gassman, in scena al Teatro Bellini di Napoli dal 6 al 25 Novembre, con Fronte del porto, è stata ben ripagata dal calore del pubblico durante gli applausi finali. Ma questa è solo una consacrazione. Il regista dirige per la seconda volta Daniele Russo, dopo il successo straordinario di “Qualcuno volo sul nido del cuculo”. La mano attenta e calzante di Enrico Ianniello che si è occupato del riadattamento per il teatro, fa di quest’opera un vero gioiello. La storia è ambientata a New York, provincia di Napoli, ma di quella Napoli anni ’80 dove Cutolo la faceva da padrone, con i pantaloni a zampa di elefante, le giacche a quadroni, i trench e le sigarette fumate in faccia alla gente. Un grande gancio di una gru compare penzolando in alto, come fosse un cappio pronto ad impiccare, messo lì quasi a ricordare quanto la vita sia appesa a un filo per chi sgarra. Parecchi i richiami ai film di Merola e la storia di riscatto ricorda Scugnizzi. Ma il canovaccio è più viscerale, duro, intenso, crudo grazie anche all’immensa bravura degli attori protagonisti e alle splendide scene che roteando danno nuove dimensioni e forme al palco stesso.

fronte del porto
regia alessandro gassman
produzione teatro bellini
Non si può di certo restare indifferenti a Fronte del porto. La vita dei lavoratori americani, sfruttati, derisi, ridicolizzati e trattati come burattini è troppo simile a quella che è stata e in alcuni casi è ancora la situazione di molti giovani operai napoletani. Le poltroncine rosse del teatro diventano scomode, stridono decisamente con il freddo della banchina e il vento freddo sembra colpirti in viso davvero. La regia di Gassman è da subito riconoscibile, l’artefizio del telo calato sul proscenio rende tutto pixellato come fosse un vecchio film della tv e permette di sovrapporre scene e dare ancora maggiore profondità di campo.
Giuseppe Caruso, amava i cardellini e come loro viene fatto volare proprio per aver “cantato”. Il suo canto, disperato, è stato contro Giggino Compare (interpretato da un eccellente Ernesto Lama), il boss che la fa da padrone giù al porto. Il padre Mario trova il corpo del figlio riverso al suolo ed è lì che le coscienze iniziano a scricchiolare: lui non voleva un eroe morto, preferiva un figlio a casa, questo è vero, ma è qui che viene messa in atto una serie di conseguenze e azioni capitanate da Erica (interpretata da una bravissima Francesca De Nicolais) la sorella di Giuseppe che non si dà pace e lo dice a gran voce, ribellandosi al sistema. Scardina le convinzioni del prete, (“i veri santi stanno in miezz’ a na’ via“) Don Bartolomeo, e inculca negli amici del fratello che qualcosa si deve e si può fare. La verità, serve solo la verità. Erica riesce a far breccia anche nel cuore di Francesco Gargiulo, interpretato magistralmente da Daniele Russo. Francesco è apatico, svogliato, un reietto, un pugile al quale è stato sottratto un sogno. Giggino, abile burattinaio, assieme a Carluccio (fratello di Francesco), aveva deciso di scommettere contro la vittoria di quello che “poteva essere meglio di Patrizio Oliva”. E così è stato. Francesco abbassa la guardia e obbedisce. KO fisico e mentale dal quale non si riprende mai più. Francesco Gargiulo è roba di Giggino Compare. Daniele Russo è favoloso, le mani che gesticolano, il continuo toccarsi i capelli come a difendersi, lo sguardo rivolto a terra, fanno di lui un antagonista perfetto.

fronte del porto
regia alessandro gasman
produzione teatro bellini
Una doverosa menzione va al corollario di personaggi tra cui spicca a mio avviso un repellente Antimo Casertano nei panni di Michelone.
Da vedere.