Madre Courage, è in scena la guerra dei poveri

Che freddo che fa in Sassonia, a inizio inverno. Un vento gelido sferza il terreno e la campagna circostante; i brividi salgono incontrastati, resi ancora più frementi dai morsi della fame.

Che eventi tristi che accadono in guerra, e quale cieco furore regna sui campi di battaglia; non conviene davvero essere eroici: e se chi morì in battaglia ebbe in cambio una croce, meglio piuttosto squagliarsela, anche a costo di apparire codardi, fare un po’ i furbi, fuggire e nascondersi, e solo quand’è necessario vendere cara la pelle.

In fondo, la guerra può essere anche un buon affare, se ci si riesce a convivere.

Una regia che esalta il teatro epico di Brecht, elevandolo alla modernità scenica in completa armonia col testo, cui rimane aderente con nobile reverenza

È questo il ritratto scenico del Madre Courage e i suoi figli di Paolo Coletta, in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 24 novembre. Una regia che esalta il teatro epico di Brecht, elevandolo alla modernità scenica in completa armonia col testo, cui rimane aderente con nobile reverenza. L’effetto di straniamento è del tutto preservato, e intatta la facoltà critica dello spettatore, che nei personaggi entra e dai personaggi esce nel corso delle dodici parti, ad opera e per mezzo di complesse, studiate, articolate e precisissime scelte di regia che procurano d’incanto il distacco dall’immedesimazione e spostano i riflettori sulla scena, da dentro la scena.

Un teatro che però mantiene intatta ogni sua magia, e la magnificenza dei costumi (Teresa Acone) e delle scene (Luigi Ferrigno) non sostituisce ma potenzia l’incanto mimetico dell’immaginazione. Fa davvero freddo su quel palcoscenico, e l’inverno mittleuropeo miete vittime mentre riecheggiano sullo sfondo i cannoni della guerra dei trent’anni. Una guerra che però non si conosce che per sentito dire, che è visibile solo negli stenti e nelle preoccupazioni del piccolo e del povero, rispetto al quale le sorti stesse della battaglia sono indifferenti, potendo, secondo il caso e la sorte, una sconfitta essere per lui una vittoria, e un trionfo avere esito nella rovina.

Così com’è malridotto e sgangherato, eppure anche pieno di belle e pregiate mercanzie, il carro di Anna Fierling, splendida Madre Courage di Maria Paiato, emblema dei sacrifici di una vita intera, che le è forse caro più dei suoi figli, eppure mai quanto i suoi figli, e che però in scena non appare mai.

la magnificenza dei costumi e delle scene non sostituisce ma potenzia l’incanto mimetico dell’immaginazione

Un’opera complessa e completa che accende i cuori e rilancia la riflessione intorno alle diverse prospettive del potente, che aspira alla gloria imperitura del campo di battaglia, e del derelitto, che aspira a sopravvivere al giorno dopo. Il fine di entrambi, nella prospettiva brechtiana, mantenuta intatta dalla regia di Coletta, giustifica ogni mezzo, e ogni mezzo è in particolare utile al povero per centrare l’obiettivo della sopravvivenza; nulla importa se il prezzo da pagare è l’esser tacciati da ipocriti, opportunisti, voltagabbana, senza dio, o da codardi, nella rincorsa al fine salvifico della vita, perseguito da Madre Courage con la forza e la determinazione che sono tipiche delle donne d’ogni tempo, in tempo di guerra.

Un’opera che consigliamo, che suggella e arricchisce il genere senza mai tradire l’autore, a cui approcciarsi con l’entusiasmo di chi amando il grande teatro s’appresta a godere una piece d’eccezione.

 

Abbiamo visto

Madre Courage e i suoi figli di Bertolt Brecht
per la regia di Paolo Coletta, con Maria Paiato e con Mauro Marino, Giovanni Ludeno, Andrea Paolotti, Roberto Pappalardo, Anna Rita Vitolo, Tito Vittori, Mario Autore, Ludovica D’Auria, Francesco Del Gaudio. Scene di Luigi Ferrigno, costumi di Teresa Acon. Produzione Società per Attori e Teatro Metastasio di Prato, in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia.

Al Teatro Bellini di Napoli. Ancora fino al 24 novembre 2019.

Si ringrazia l’Ufficio Stampa. Info qui.

L’idea di creare amuse .it è stata sua. Ma è il suo unico merito, tutto il resto è opera di tanti altri. Non va mai a dormire se non è morto di sonno. Scrive dalla tenera età; ama viaggiare, scoprire, conoscere. Emozionarsi.