Il tempo orizzontale, apologia del bel teatro

Il teatro è magia. E proprio ad uno spettacolo di magia ho assistito. “Il tempo orizzontale“di Francesco Ferrara al Piccolo Bellini di Napoli per il ciclo Take Four della Bellini Teatro Factory con la regia di Gabriele Russo.

La griglia di partenza è pronta, i piloti stringono un volante immaginario, il semaforo consente di spingere sull’acceleratore e ha inizio la gara. Da quel momento, si è inesorabilmente in corsa, a giocare senza esclusione di colpi, a confrontarsi con gli altri, ma forse ancora più con sé stessi, con i propri pensieri, con le proprie reazioni, spesso inaspettate, amare come una brutta sorpresa.

La piece racconta con un linguaggio ritmato, stringato e competitivo un’intera gara di Formula Uno. Rivalità, trucchi, adrenalina, panico, tradimenti, l’intero caleidoscopio dell’animo umano raccontato dagli attori in scena. Una metafora del vivere quotidiano, in una parossistica escalation di eventi che vede tutti noi vivere, appunto, “Il tempo orizzontale” concetto di vita che determinerà la scomparsa della civiltà azteca e che, anche in questo caso, porterà al triste acme finale.

Ho visto un nutrito gruppo di persone davanti a me, tutti con una tutta indosso, schierati come un corpo di ballo. E proprio come un affiatatissimo corpo di ballo si è mosso per tutto il tempo. Roba da incanto.

Attori bravissimi, totalmente calati nel proprio ruolo, precisi, credibili. Appena le luci hanno illuminato il palco, un sorriso lieve mi si è stampato in faccia. Per me che amo le auto dalla culla, tutto ciò che riguarda quel mondo mi bea. Ho visto un nutrito gruppo di persone davanti a me, tutti con una tutta indosso, schierati come un corpo di ballo. E proprio come un affiatatissimo corpo di ballo si è mosso per tutto il tempo. Roba da incanto. Tra tutte le arti, forse il teatro è quella che maggiormente deve tirare fuori artigli e genialate per rendere bene durante una performance. Non ci sono i tempi del cinema, non ci sono gli spazi, tutto avviene durante. Eppure riesce a proiettarti nella storia, alla grande.  E questo meraviglioso incantesimo, ieri sera, si è celebrato nuovamente.

Che gran bell’idea ricorrere all’onomatopea per dare l’idea della velocità, dei cambi di traiettoria dei bolidi in corsa. E mica sarà stato facile! Tante persone, tanti attori che all’unisono sibilavano e scartavano col volante da una parte all’altra. Meravigliosi. Davvero non posso che paragonarli ad un corpo di ballo. Ieri sera questo hanno fatto, hanno danzato sulle note del vivere quotidiano con il corpo e con le parole.

Testo, regia, suono, tutto calibratissimo, stupefacenti come una pattuglia acrobatica. Chissà, forse chi lavora in teatro è un alchimista. Altrimenti, da dove verrebbe tanta magia?

Mentre la competizione della vita veniva rappresentata sulle tavole del Piccolo Bellini, pensavo con ammirazione a come si possa mettere in piedi una cosa simile. Noi spettatori entriamo in sala, qualcuno gentilmente ci dice dove dobbiamo sederci, e tranquilli godiamo dello spettacolo. Ma quanta fatica occorre per tirare fuori una cosa come “Il tempo orizzontale” ad esempio? Un’opera così interessante, da che parte comincia? La prima parola che ha dato il via ad un testo così coinvolgente, quale sarà stata? Se dovessi farlo io, da dove comincerei? La sola idea mi dava i brividi. Il solo pensiero di confrontarmi con talenti di tale portata mi imbarazzava solo per aver formulato l’interrogativo. Testo, regia, suono, tutto calibratissimo, stupefacenti come una pattuglia acrobatica. Chissà, forse chi lavora in teatro è un alchimista. Altrimenti, da dove verrebbe tanta magia?

Applausi a: Andrea Liotti, Arianna Sorrentino, Chiara Celotto, Claudia D’Avanzo, Eleonora Longobardi, Luigi Adimari, Luigi Leone, Manuel Severino, Maria Francesca Duilio, Michele Ferrantino, Rosita Chiodero, Salvatore Cutrì, Salvatore Nicolella, Simone Mazzella.

Abbiamo visto “Il tempo orizzontale” al Piccolo Bellini di Napoli

Di Francesco Ferrara, regia di Gabriele Russo.

Si ringrazia l’Ufficio Stampa. Per info qui

 

Ritengo la narrazione uno dei piaceri più appaganti della vita. Amo le auto, da sempre. Il primo giocattolo che mi ha calmato da neonato è stato un modellino in latta. Adoro scrivere delle quattro ruote. Adoro scrivere in generale. Ci metto anima, istinto, ritmo e passione.