La resa dei conti al Piccolo Bellini

La resa dei conti al Piccolo Bellini di Napoli, di Michele Santeramo con Daniele Russo e Andrea Di Casa, scene e costumi Lino Fiorito, luci Cesare Accetta, regia Peppino Mazzotta, coproduzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini – Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia.

E noi pubblico incantato a guardare in quella convergenza di finte pareti dove tutto avveniva, in uno spazio artatamente claustrofobico

Inizia come non ti aspetti, ma per sapere come dovrai andare a vedere lo spettacolo. Non ha senso che te lo dica io. Parte quasi innocuo, in sordina. Due attori, Daniele Russo e Andrea Di Casa, in splendida forma, al centro del palco. Scenografia essenziale, monocromatica, di modo che lo spettatore resti concentrato sul dialogo. Quanto è magico il teatro. Ha i suoi trucchi, i suoi benevoli inganni per guidare il pubblico senza che si senta costretto. E noi pubblico incantato a guardare in quella convergenza di finte pareti dove tutto avveniva, in uno spazio artatamente claustrofobico, eppure il senso di costrizione era forte. In quello spicchio erano rinchiusi i due poveretti. Noi pubblico lo percepivamo più che vederlo, perché a teatro è vero ciò che accade, al momento, sull’istante.

La resa dei conti è uno spettacolo serio, importante, di quelli che ti seguono per tutto il resto della sera. Esci in strada e ti accorgi che ne parli seriamene con chi ti ha accompagnato, ne discuti, citi qualche battuta, tiri fuori il tuo parere in merito. Perché in fondo, quei due sul palco di cose serie hanno parlato. E manco sono stati chissà quanto metaforici. No no, sono andati dritti al punto, spesso e volentieri. Quei due sul palco ci hanno presi a calci in culo, tutti, nessuno escluso. Quelli sul palco sono due poveri cristi, solo due fra milioni di poveri cristi. Noi del pubblico, altri poveri cristi. E ci tocca pensare, perché Russo e Di Casa hanno acceso una miccia con la loro sapiente recitazione. La credibilità dei due personaggi, l’efficacia della follia dell’uno e della rassegnazione dell’altro sono stati caratteri resi perfettamente autentici da chi non fa l’attore, ma è attore, nel senso più semplice del termine, come colui che prende parte attiva e diretta a una vicenda della vita reale. E già, perché di questo sono stati capaci i protagonisti in scena.

Il ritmo dialettico è stridente e serrato. Nessun tempo morto, atmosfera sempre rovente e la struttura ad atto unico non fa che favorire questo clima.

Follia e rassegnazione, errori e pentimento. Due vite diversissime che si incrociano. Due atteggiamenti diversissimi che si scontrano. La voglia di riscatto unico elemento comune. La strada per conquistarlo, ancora una volta opposta. Dove risiede la salvezza? Nella morte o nell’elevazione spirituale suprema? È possibile cambiare sé stessi solo credendoci fortemente o corre l’obbligo di una pubblica investitura? Il ritmo dialettico è stridente e serrato. Nessun tempo morto, atmosfera sempre rovente e la struttura ad atto unico non fa che favorire questo clima.

Si lascia la sala con la bella sensazione di aver visto qualcosa veramente di spessore.

Abbiamo visto “La resa dei conti” al Piccolo Bellini di Napoli

In scena dal 21 al 26 gennaio 2020

Per info qui

Si ringrazia l’Ufficio Stampa.

Ritengo la narrazione uno dei piaceri più appaganti della vita. Amo le auto, da sempre. Il primo giocattolo che mi ha calmato da neonato è stato un modellino in latta. Adoro scrivere delle quattro ruote. Adoro scrivere in generale. Ci metto anima, istinto, ritmo e passione.