Kobane chiama, la guerra è ancora vicina

 

Non si è mai davvero neutrali quando ci si trova davanti alla contaminazione di generi, e anzi spesso le fazioni si fanno più partigiane che mai. Mai un film, dopo aver letto un libro: è sempre al di sotto delle aspettative. Sciocchezze, invece: completa una storia già nota, arricchendola di particolari. E poi c’è il terzo tizio, quello del “dipende”: dipende dal film, dipende dal libro.

Ma se la commistione si realizza tra il fumetto e il teatro, ecco che tutto si complica vieppiù, e tutti gli esiti verranno da premesse più avvincenti, e saranno meno scontati. Entrambi i generi attingono a mani piene dal mondo della fantasia, e per quanto ognuno abbia linguaggi propri, i punti di contatto non mancano.

Non mancano, per esempio, nella immediatezza delle emozioni suscitate, ed è per questo che Kobane calling on stage vive di vita propria, non risultando in una mera trasposizione teatrale del fortunato fumetto di Zerocalcare, e pur calcandone le orme e seguendo lo stesso percorso, giunge alle medesime conclusioni da prospettive differenti. Come in una riuscita traduzione letteraria, il concetto è il medesimo, pur in lingue diverse.

E prendendo spunto dall’autore di Rebibbia, cogliendo la sua ironia, il suo saper interpretare i fatti del mondo attraverso l’immediatezza del vernacolo laziale, insistendo sulle stesse corde della sua irresistibile comicità, un cast di prim’ordine ci porterà dritti a Kobane, ultima frontiera, in prima linea, sotto il fuoco incrociato amico e nemico, americano e dell’Isis. E avremo paura. Avremo paura per coloro che lì combattono una guerra che è anche nostra e che però rinneghiamo. E avremo paura per noi, di saperne così poco, di non esserci mai stati.

Quando il teatro si misura con altri generi escono fuori sempre avventure avvincenti. Non è mai stato talmente vero. Sarà perché l’impegno politico gli è persino più connaturato del fumetto, sarà perché la denuncia sociale ama le tavole del palcoscenico. Ma andate a vederlo, andate a Kobane, per esorcizzare le nostre piccole paure quotidiane, e vedere davvero come vanno le cose laddove non riusciamo o non vogliamo vederle.

E leggete prima il libro, se potete, in questo caso essenziale per entrare nei meccanismi narrativi dell’autore originale, che risultano, in difetto, davvero difficili da decifrare a chi vi s’accosti per la prima volta.

 

Abbiamo visto:

tratto da Kobane calling di ZEROCALCARE edito da BAO Publishing

un progetto di Lucca Crea a cura di Cristina Poccardi e Nicola Zavagli

adattamento e regia Nicola Zavagli

Al Teatro Bellini di Napoli.

Si ringrazia l’Ufficio Stampa. Info qui.

L’idea di creare amuse .it è stata sua. Ma è il suo unico merito, tutto il resto è opera di tanti altri. Non va mai a dormire se non è morto di sonno. Scrive dalla tenera età; ama viaggiare, scoprire, conoscere. Emozionarsi.