Una confessione, un ermafrodito si racconta

In un mondo fatto di regole non c’è posto per l’eccezione. Il diverso, lo straniero, il non assimilato, tutto ciò che non è catalogato o catalogabile mette in crisi il nostro senso di sicurezza, incute timore, fa perdere il sonno. Sono concetti antichi, persino atavici. Non siamo programmati, come esseri umani, ad accettare le differenze. Ci mettono in guardia, ci spaventano, costituiscono pericolo. Perché una società sempre uguale a se stessa si perpetua in fondo senza sforzo, mentre abbracciando l’eccezione, accettandola, ecco, si innescano meccanismi di difesa: chissà – si dice – dove andremo a finire.

È un tema tanto antico quanto attuale. Perché il diverso fa paura oggi come allora. Una confessione, memorie di un ermafrodito presentate da Michel Foucault parla di eccezioni, di stigma, di normalità, in maniera violenta e attuale. La presa registica di Maria Grazia Solano morde la coscienza dello spettatore, inducendolo a guardarsi dentro, a cercare dentro di sè le radici maligne dell’intolleranza. In una maniera o nell’altra, chi più, chi meno, in qualche seppur piccola misura tutti siamo intolleranti. Ed è con in bocca il sapore amaro di questo messaggio conclusivo che la messa in scena – pregevole – di Olivia Manescalchi, Alessandro Quattro e Marta Cortellazzo Wiel – accompagna lo spettatore del debutto teatrale lungo le vicende di Herculine Barbin, un ermafrodito la cui storia è stata ricostruita da Michel Foucault.

 una tessera senza casella non è degna di partecipare al gioco

La sessualità non è che un pretesto, tuttavia, che nel giardino paesaggistico di Capodimonte, Campania Teatro Festival, suona persino dissonante nell’ambito più ampio del tema affrontato, che non racconta e non dibatte solo dell’eccezionalità e di come quella raramente confermi la regola, ma più diffusamente dell’idea stessa di (a-)normalità, e di quanto sia radicata in tutti noi.

Le identità si risolvono in matrici praticamente matematiche, che non prevedono sfumature, ma caselle dove essere collocati. Come fossimo tessere di un gioco di società, una tessera senza casella non è degna di partecipare al gioco. Deve essere riposta, o travestita da tessera normale. Così siamo noi, e la nostra società. Una società crudele, che cataloga e, ove non fosse possibile, cinicamente distrugge.

Andatelo a vedere, per guardarci dentro.

Abbiamo visto:
Una Confessione, Memorie di un ermafrodito presentate da Michel Foucault
di Herculine Barbin per la Regia di Maria Grazia Solano
Con Olivia Manescalchi, Alessandro Quattro, Marta Cortellazzo Wiel
Produzione Cineteatro Baretti, Torino
al Real Bosco di Capodimonte, Napoli
nell’ambito del Campania Teatro Festival
Si ringrazia l’Ufficio Stampa

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