“Allegro, non troppo” è una stand up comedy che racconta il punto di vista di un gay quasi quarantenne in merito alla società in cui vive. Diritti civili, conquiste, sconfitte. La disamina è lunga. Lorenzo Balducci, da solo in scena, passa dalle considerazioni puramente politiche al racconto delle nuove dinamiche di abbordaggio, peraltro comuni a tutte le declinazioni sessuali esistenti in ogni mondo possibile. Equivoci esilaranti, momenti crudi, buio, tristezza. C’è davvero di tutto.
Balducci ha tranquillamente sputtanato quello che il modello culturale etico e non estetico, citando il testo di Riccardo Pechini e Mariano Lamberti, impone
Lo stile, il dna della stand up comedy prevede un tono allegro, canzonatorio, a tratti leggero. E le risate sono arrivate, copiose. Il pubblico si è divertito, pure tanto. Ma nella mia testa frullava un pensiero fisso: questa è una seduta psicologica collettiva. Sì, proprio così mi è sembrata. Le risate intorno a me erano anche risate di difesa. Balducci ha tranquillamente sputtanato quello che il modello culturale etico e non estetico, citando il testo di Riccardo Pechini e Mariano Lamberti, impone. Ossia, fai di tutto, segui il tuo istinto, le tue voglie, le tue curiosità ma non dirlo a nessuno. Tieni tutto segreto, così l’etica è salva e l’estetica pure. Balducci non si ferma mai, va spedito come un treno, senza incertezze. Guarda dall’alto del palcoscenico gli spettatori, e rutilante racconta un punto di vista, netto, preciso. Il modo di vedere di qualcuno o di un gruppo, probabilmente nutrito di persone, rappresentato dall’attore in azione. Ha parlato in nome di una parte, com’è giusto che sia. E proprio per questo ci sarebbe stato bene un dibattito, dopo lo spettacolo.
Balducci mi ha ricordato la più raffinata tradizione circense, dove il clown ride di sé, si auto crocifigge affinché altri si divertano
Balducci ha una grande personalità, è un attore brillante. Ma ieri sera, in realtà, ha dato grande prova come attore drammatico. Mi ha ricordato la più raffinata tradizione circense, dove il clown ride di sé, si auto crocifigge affinché altri si divertano, pur raccontando in fondo le proprie miserie, i propri drammi. È triste ciò che ha raccontato lo spettacolo, infinitamente, e chissà quanti avrebbero voluto alzarsi in piedi per solidarizzare o per contestare, o per dire il contrario. La leggerezza della performance nasconde una realtà della quale è talvolta difficile solo accennare. La realtà dei diversi, ma di tutti i diversi. “Allegro, non troppo” è a tematica gay, ma è solo un esempio, una quota parte del dramma di tutti gli emarginati. Sei diverso perché sei gay, lo sei perché sei nero, perché sei buddista, perchè sei vegano, perché sei povero. E la povertà credo sia il più indelebile stigma sociale. Perché in realtà se sei ricco può passare, in parte, il fatto che sei ricchione, o scuro di pelle o altro. La ricchezza è la vera via del paradiso. Per tutti gli altri, inferno assicurato. E da quest’inferno tutti provano a salvarsi, in un processo di reciproca cannibalizzazione che a pensarci fa paura sul serio. Si professa tanto la tolleranza, ma la si pratica davvero poco. E qui potrei citare le mille contraddizioni che costellano la bella e sconfinata umanità, iniziando da chi, pur credendo con ostinazione in santi e madonne, in nome di questi, compie le più nauseabonde nefandezze, saziando il comune senso dell’etica però.
Lorenzo Balducci è un bel portento, e lo dimostra subito. Le sue capacità di saltare da un registro all’altro mi hanno colpito come poche volte accade: ironico, allegro, triste, severo, ruffiano, ballerino, cantante. Credibile nella parlata spagnola, lo stesso per l’inglese. Istrionico, versatile, in una parola, performer! La scrittura di Pechini e Lamberti è colta e coglie con puntualità una certa realtà dei fatti, la regia dello stesso Mariano Lamberti riempie il palco, pur con un sol uomo in scena.
Oggi si replica alle 18,00 per chi si fosse incuriosito, qui a Napoli. Informatevi se arriva nelle vostre città.
Mettersi di fronte alle proprie debolezze non fa mai male! La catarsi degli antichi greci è immortale!
Abbiamo visto “Allegro, non troppo” al Nuovo Teatro Sanità
Si ringrazia l’Ufficio Stampa