Gaetano, favola anarchica

La scorsa settimana, al Teatro Tram di Napoli, è andato in scena lo spettacolo “Gaetano, favola anarchica”, un monologo che ripercorre la vita e il pensiero di Gaetano Bresci, su testo e regia di Riccardo Pisani, musiche originali di Lenny Pacelli. A dare fisicità a Bresci, sul palco, Nello Provenzano.

Ph Luca Scarpato

La storia dell’anarchico Bresci, e naturalmente del re Umberto I, la conservavo in qualche angolo remoto della mia memoria, quelle cose scolastiche che sui libri di storia occupano un paio di righe, giusto il tempo di capire chi fosse il cattivo e chi la vittima. Forse, e dico forse, nel tentativo dell’autore del testo di rendere i fatti storici di semplice comprensione per i bambini (sic).  Ho approcciato quindi lo spettacolo con un misto di curiosità e sospetto, insieme alla voglia di saperne di più, quasi con il desiderio di colmare un vuoto.

L’anarchia è un concetto che da sempre viene maneggiato con cautela, a volte con distacco, per non dire con timore. Qui diventa argomento trainante, onnipresente, ma Pisani ne dà una narrazione differente, oscillante tra la suggestione poetica e la crudezza della cronaca, passando per il dramma, facendosi aiutare in questo attingendo al racconto breve di Gianni Rodari, “A toccare il naso del re”, così come ad un visionario Orwell. Un’operazione che ho gradito molto e che è riuscita a restituirmi sia un Gaetano Bresci bambino, un bambino diverso dagli altri ma con le stesse ingenuità degli altri, con gli stessi desideri, ma con tanta tristezza a riempire il bagaglio dei suoi dispiaceri, sia un Bresci adulto, lucido, fermo nelle sue intenzioni.

Ph Amanda Annucci

Soprusi, sfruttamento, abusi, in un crescendo di violenza spacciata per legalità

Provenzano/Bresci racconta la sua storia come fosse una confessione religiosa, uno sfogo, un liberarsi del peso dell’ingiustizia che ha caratterizzato tutta la sua breve vita, che ha caratterizzato tutto il periodo storico in cui ha vissuto. Soprusi, sfruttamento, abusi, in un crescendo di violenza spacciata per legalità. E la sua indole non gli permetteva di stare a guardare. Doveva agire, sentiva di dover andare oltre, provare a volare, indossare un paio d’ali che lentamente costruisce da sé, man mano che le sue convinzioni politiche si vanno formando. Gaetano Bresci come Icaro, incontro a un destino di morte, senza scampo, ma con la certezza di aver volato, di aver toccato il sole. E non tutti hanno il coraggio di toccare la più preziosa stella del firmamento.

Ph Amanda Annucci

È proprio bello un certo tipo di teatro, quello che mentre ti racconta una storia, te ne dice mille altre, ti fa pensare ad  infinite situazioni, a tanti e tante Gaetano Bresci. A tutte le persone che provano ad indossare ali, che puntualmente si bruciano facendole precipitare su di un suolo di cemento armato che non lascia speranze, se non quella misericordiosa di farti esplodere tutti gli organi vitali donandoti una morte immediata. A quanti potenti si prova a toccare il naso, ogni giorno? E quanti di questi potenti vivono su di un piedistallo talmente alto che solo volando li si può raggiungere?

È piacevole comprendere che esistono realtà che tendono davvero a produrre arte, cultura, riflessione

Nello Provenzano ha sostenuto il suo personaggio con grande vigore, riempendo il teatro con la voce e con la presenza scenica. Ha dato tutta la sua intimità attoriale al personaggio, con generosa convinzione. E quando si nota qualche macchia di sudore sulla maglietta di chi recita, vuol dire che tanto è successo!

Del Teatro Tram ho scritto spesso su queste pagine, ed anche stavolta sento di dovermi complimentare per la qualità di ciò che le tavole del suo palcoscenico ci regalano. Storie sempre di grande spessore, di enorme interesse, mai banali. E non è cosa scontata! È piacevole comprendere che esistono realtà che tendono davvero a produrre arte, cultura, riflessione. Invito il pubblico a premiarli, seguendoli con costanza ed attenzione, semmai iniziando da qui

 

Abbiamo visto Gaetano, favola anarchica

Al Teatro Tram di Napoli

Si ringrazia l’Ufficio Stampa

Foto di copertina di Luca Scarpato

 

 

 

 

Ritengo la narrazione uno dei piaceri più appaganti della vita. Amo le auto, da sempre. Il primo giocattolo che mi ha calmato da neonato è stato un modellino in latta. Adoro scrivere delle quattro ruote. Adoro scrivere in generale. Ci metto anima, istinto, ritmo e passione.