When the rain stops falling, il nostro senso intimo

Un viaggio nel tempo, alla ricerca delle proprie origini, attraverso destini collegati da quelle che Jung definiva sincronicità: coincidenze significative che indicano la via, la strada da seguire, e che lungo il fluire monotono del nostro tempo irrompono improvvise, facendoci sentire protagonisti della nostra vita e indicandocene il battito pulsante che ci unisce tutti, nel bene come, forse soprattutto, nel male.

La chiave di When the rain stops falling è tutta lì, nella necessità di risolversi, di chiudere il cerchio, di ricostruire i percorsi, il tessuto che ci lega agli altri attraverso trame ed orditi che ci appaiono indecifrabili, almeno fin quando non ce ne appare chiaro l’intento complessivo.
Perché un intento complessivo c’è sempre: non c’è davvero niente che avvenga per caso.

i legami si ripetono e, ripetendosi, si rafforzano, fino all’esito finale in cui dalla matassa sorge un bandolo

E al di là della vicenda peculiare delle famiglie Law e York, pur così bene rappresentate sul palcoscenico del Teatro Bellini di Napoli, il senso globale del testo appare proprio questo: il succedersi di avvenimenti apparentemente casuali ha una sua logica salvifica, che conduce al chiarimento, alla verità, così necessarie per definirsi risolti.
E sebbene ci faccia orrore che le colpe dei padri ricadano sui figli, e nonostante la logica retributiva di destini incrociati, attraverso le generazioni, offenda il nostro senso intimo di giustizia, non possiamo che constatare come vero che però i legami si ripetono e, ripetendosi, si rafforzano, fino all’esito finale in cui dalla matassa, per mano di qualcuno, sorge un bandolo.

È quella l’Epifania di una vita intera, quando tutto acquista un senso, la pioggia cessa di cadere e gli eventi, prima semplici coincidenze, e gli oggetti, prima nient’altro che cose, diventano come per incanto sincronicità, e simboli. Simboli del fatto che nessun uomo è un’isola, che non c’è dolore che vada sprecato, e che tutti i nostri destini sono strettamente incrociati, permeabili, connessi. Il senso intimo del destino è proprio questo; e no, nel destino non c’è proprio alcun margine di fatalità.

Tutta quanto detto è reso pregevole in sceneggiatura dalla regia di Lisa Fernazzo Natoli, che articola il succedersi temporale degli eventi, i flashback e le incursioni nel futuro, realizzando in scena sovrapposizioni che hanno l’effetto di lasciare lo spettatore incollato alla scena, come fosse uno schermo, come fosse un thriller. Una narrazione coinvolgente, che induce all’attenzione, stimola curiosità, propone sempre nuovi indizi di un quadro globale che sapientemente non si ricomporrà che sul finale, quando saranno chiare le singole scene e s’inseriranno le narrazioni a collegamento.

una curiosità che sbrana l’anima, sempre inappagata e sempre tesa e incline alla ricerca, alla conquista, del proprio senso intimo

Sotteso a tutto, nel testo di Bovell, c’è una grande umanità, la necessità di decifrarsi, di capirsi, di risolversi. Un senso intimo di amore collettivo, di pietà, di compassione, e una curiosità che sbrana l’anima, sempre inappagata e sempre tesa e incline alla ricerca, alla conquista, del proprio senso intimo, che la affermi e che la comprenda.

E come il tempo è reso fluido e persino inconsistente dalla narrazione, lo spazio addirittura non esiste. Si tratta di dimensioni che sono suggerite, nell’economia generale della costruzione del senso, come del tutto irrilevanti. Non c’è fretta di capire, così come nessun luogo è troppo lontano per poterlo fare. I destini s’incrociano in spazi e tempi lontani tra loro; che ci appaiono anzi lontani sotto il dominio della logica, ma che sono invece fatalmente vicini, tanto vicini e connessi da essere persino, a ben vedere, contigui.

Un testo che non si propone di parlare alle coscienze quanto alle anime, sussurrando indizi che surrettiziamente vanno oltre la logica delle vicende rappresentate e che tendono la mano a quelle di ciascuno di noi.

 

Abbiamo visto

When the rain stops falling
di Andrew Bovell
un progetto di lacasadiargilla
regia Lisa Ferlazzo Natoli
con Caterina Carpio, Marco Cavalcoli, Lorenzo Frediani, Tania Garribba,

Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Emiliano Masala, Camilla Semino Favro, Francesco Villano
produzione ERT/Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Fondazione Teatro Due
con il sostegno di Ambasciata d’Australia e Qantas

al Teatro Bellini di Napoli.

Info e biglietti.

Si ringrazia l’Ufficio Stampa.

 

Post tags: