“Non posso andare in ufficio, io voglio dormire”. Sarebbe una frase da far ascoltare in loop a tanti yuppies (nella retorica, più che per età anagrafica) che in questi giorni ci illuminano con le loro perle. La frase non è di un giovane scansafatiche, ma di Caio Mario Garrubba, napoletano classe ’23, reporter per il Mondo di Mario Pannunzio dal 1953, grazie a un reportage sulla Spagna franchista, lavoro che l’ha portato in Unione Sovietica, in Cina, nell’est Europa, in Thailandia. Questo interessante street photographer (oltre che, ovviamente, reporter) in mostra con “Caio Mario Garrubba – FREElance sulla strada”, al PAN-Palazzo delle Arti di Napoli dal 14 aprile al 5 giugno 2022, alla cui inaugurazione mi ha invitata il giornalista e critico Francesco Della Calce, fonda a Roma nei primi anni 50, insieme a Franco Pinna, Plinio De Martiis e Nicola Sansone, una cooperativa di fotografi “di tipo sovietista, come spiega in un’intervista, dove ognuno lavorava quanto poteva e prendeva quello che gli serviva”.
Due facoltà (filosofia e medicina) iniziate e mai finite, un’esperienza come redattore capo nel settimanale della CGIL Il Lavoro, ti sembra di conoscerlo Caio, di empatizzare con l’umanità e la ricerca di umanità che traspare dalle sue foto. La mostra, curata da Emiliano Guidi e Stefano Mirabella, ideata da Archivio Storico Luce/Cinecittà SpA, in collaborazione col comune di Napoli, COOP Culture e Magazzini Fotografici, è un percorso di 150 scatti tra Napoli, Russia, Roma e ancora altre località. Particolarmente intensi sono due video in cui la compagna Alla Folomietova, conosciuta nel ’61 durante la realizzazione di un reportage in Polonia, ricorda il “suo” Caio. Proprio lei portò le foto ovunque, quando le cose non andavano bene e Garrubba lasciò, dopo soli tre giorni, un impiego in una redazione, dichiarando alla sua Alla “se vuoi mi puoi lasciare”. Nulla di ciò è successo, ed è stupendo vedere gli occhi complici e innamorati di Alla che ricorda, “era umano, amava l’uomo profondamente, voleva che l’umanità andasse verso una soluzione. Sapeva che non c’era, ma si illudeva”.
Nelle foto di Garrubba nessuno mai è in posa, l’attimo viene colto nel suo atto, e pazienza se la foto non viene sempre perfettamente dritta. C’è un film di Andrzej Zulawski, La Fidelité, in cui la protagonista, Clelia, interpretata da Sophie Marceau, scatta ovunque, cercando volutamente la foto “mossa”. Ovviamente non è questo il caso di Garrubba, ma c’è una gioia palpabile nelle sue foto, un evidente dinamismo. Come dice la Folomietova, “non ha mai fotografato la miseria”. Chissà, forse perché non ne aveva il feticismo, ma l’avrebbe solo voluta combattere.
Siamo stati:
Caio Mario Garrubba – FREElance sulla strada
dal 15 aprile al 5 giugno 2022 al PAN-Palazzo delle Arti Napoli
(ph: Miriam Di Domenico)