Lo stavo aspettando Francesco Tricarico. Era nascosto in un angolo del cuore e della mente, un posto solo suo, tra i talenti musicali che seguo e amo da sempre. Lui poi è anche un pittore, come me, cittadino per caso, in realtà cittadino del mondo, ricciolo, biondo, delicato e sensibile. Affine alla mia anima in tante, tante cose. Sapevo che dopo il baraccone di Sanremo e il successo di pubblico e critica, l’autore di Vita Tranquilla avrebbe scelto la normalità. Le collaborazioni con il cinema, le canzoni per altri interpreti, la famiglia, la pittura, e i teatri. La dimensione umana dello spettacolo. E con il suo tour è arrivato in un quartiere e un teatro che amo molto, Garbatella. Fatto apposta per Francesco, sembra antico e moderno, mille colori sul palco, gli arredi ultramoderni in un edificio in pietra con tanto di torre medievale E’ una mite serata di maggio, e le luci della torre mi guidano all’interno verso la sala rossa e nera e rumorosa. Quelli del pubblico già seduti si sentono come ad una festa tra amici, e nell’attesa, alcuni un po’ bevuti, forse, ripassano ad alta voce pezzi dei suoi testi o si raccontano a vicenda pezzi della loro vita. Il suo pubblico, la sua gente, da anni, e nei futuri anni, nei secoli fedele. Perchè Francesco sa farsi voler bene. Come un parente, un amico, uno che trovi sempre ,nei tuoi giorni, se vuoi. Chi lo apprezzava a Sanremo vent’anni fa è ancora qui a ricordare quei testi. A un certo punto appare lui, tra un pianista meraviglioso, MIchele Fazio, e l’asta del microfono. Alle spalle la proiezione di una tela bianca piena di chiazze di colore, alla Pollock, forse opera sua.
Siamo qui per condividere gli sguardi coi suoi occhi verdi e attenti, e i pensieri chiari, originali e coraggiosi
Non ha paura di dirci che è stato in terapia, che si sente un padre migliore da quando si è separato, di prendere in giro bonariamente sè stesso e il suo pianista, raccontando di gaffe per il mondo on tour. E ci ricorda l’importanza di non prendersi troppo sul serio, cosa che molti suoi colleghi tendono a fare. Ci dimostra il polistrumentista che è, quando suona il piano accanto a Michele o si dedica allo strumento in cui si è diplomato, il flauto traverso.Tutto, sempre, con grande umiltà e delicatezza. Musica, colonna sonora di un film di Pieraccioni e La neve blu, tra le mie preferite. E decido che sì, visivamente parlando, la sua musica mi ricorda proprio Pollock. Caos apparente in una trama ordinatissima, frasi che come macchie di colore, collegandosi tra loro aprono a nuovi sensi. Personalmente ritengo che i grandi parolieri di canzoni siano i nuovi poeti, le loro opere le nuove poesie. Tra gli ultimi pezzi che ci regala, proprio Vita tranquilla, che vinse nel 2008 a Sanremo il premio della critica “Mia Martini”, assoluta poesia in musica:
Ho sempre pensato / quando avrò questo sarò saziato / ma poi avevo questo, ed era lo stesso
Ho sempre pensato / troverò il mare e sarò bagnato / il mare ho trovato, ma nulla è cambiato … nulla
Che cosa è che io aspetto
Io… voglio una vita tranquilla / perchè é da quando son nato / che sono spericolato
Io … voglio una vita serena / perchè é da quando son nato che è
disperata, spericolata, però libera, verde sconfinata
Io dovrei … no, non dovrei
Ho sempre pensato / quando avrò il cielo sarò stellato / divenni una stella, ma era lo stesso / sempre lo stesso
Ho sempre pensato / troverò lei e sarò rinato / lei ho trovato, qualcosa è cambiato, qualcosa …
L’ultima illusione non è svanita / io libero per sempre, aaaaah
Io … voglio una vita tranquilla (la la la)
Perchè è da quando son nato che sono spericolato
Io … voglio una vita serena (na na na)
Perchè é da quando son nato, che è
disperata, spericolata, però libera, verde sconfinata
Io dovrei … no, non dovrei …
Grazie, Francesco.