Il dovere della parola iscrive se stesso tra le funzioni costitutive dell’essere umano, nocciolo vivo della relazione, il più possibile costruttiva, per quanto possibile autentica. Ed è proprio sull’autenticità che si schierano le opposizioni, sulla capacità di ciascuno di squarciare il velo del tempio interiore e consegnarsi all’interlocutore articolando se stessi, mettendosi in gioco, rischiando di venire feriti.
la vera relazione non si instaura che così, attraverso il verbo
Di cosa parlare, poi? Come cogliere il punto, evitando di sviare, di tergiversare, di distogliere l’attenzione dall’essenziale al superfluo, dal dirimente al vacuo? Tenere il punto di quanto si ha da dire è l’operazione che maggiormente è ricca d’insidie, più gravida di opposizioni, ma per converso la ricompensa è grande: la vera relazione non si instaura che così, attraverso il verbo, attraverso parole che possono essere carezze e pietre, ma che ci sono necessarie quanto l’aria che respiriamo.
E se è vero che anche tacere è parlare, per sapere decifrare i silenzi bisogna dapprima conoscersi, sintonizzarsi sulle stesse frequenze, aggiustando queste ultime, di decimo in decimo, su quelle dell’altro, facendo attenzione a non ferirsi, a non ferire, a non precorrere i tempi con domande o affermazioni che eccedono quanto di volta in volta è consentito.
Un poderoso, geniale, tentativo di dare voce ai silenzi
Alcuni, è vero, pochi fortunati, vivono una vita di relazione trovandosi già con le frequenze sintonizzate; ma ai rari le cose rare, e fintanto che non ci si trovi tra di essi, disattendere il dovere della parola equivale a rinunciare alla costruzione del senso che pervade ciascun rapporto.

©ivan nocera per teatro di napoli
Omissis. È il silenzio, forse, più che la parola, il tema principale del testo di Alessandro Paschitto, vincitore del premio per la drammaturgia Nuove sensibilità 2.0 e scelto al Ridotto del Mercadante per l’apertura della corrente stagione. Una critica del non-detto, del diversivo, dell’evasione, del tergiversare spontaneo, del distogliere lo sguardo dal centro, che ci impedisce ogni centratura. Tutti lo facciamo, ciascuno lo conosce bene, così come bene ne conosciamo le conseguenze, la sommatoria dei non detti, pietre su pietre, mattoni su mattoni destinati a costruire un castello fatto di incomprensioni.
Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei
Siamo fatti di interiorità non permeabili, ristrette in spazi angusti, e la scena ne è formidabile metafora. Possiamo venirne fuori solo attraverso la conoscenza reciproca, attraverso la parola. Non prima però di aver dato seguito alla conoscenza di se stessi, al nosce te ipsum di memoria classica, inscritto sulla pietra di Delfi, alla soglia del tempio dedicato ad Apollo: Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei. Solo così sarà possibile centrarsi; solamente in questo modo sarà possibile sapere cosa si abbia da dire, di cosa parlare, quando e come farlo.
Superba l’intepretazione di Raimonda Maraviglia, Anna Gualdo, Francesco Roccasecca, Giuseppe Sartori e di Luca Romano De Magistris, che danno parola al vacuo in un quadro di scena che fa dei simboli, delle metafore, la prima chiave di ispirazione. Costretti in spazi angusti, sommersi dal rifiuto, annegati in loro stessi, gli interpreti incalzano sulla spinta interiore della comunicazione, frangendosi contro le barriere delle incomunicabilità, annegando nella parola, smarrendo il bandolo della matassa che regge ogni discorso.
Un pie’ sospinto che si ritrae a ogni passo, attratto dall’altro, frenato dall’io
Un pie’ sospinto che si ritrae a ogni passo, attratto dall’altro, frenato dall’io. Un poderoso, geniale, tentativo di dare voce ai silenzi. Un testo che fa riflettere, che ravviva il piacere sottile di dare senso ai simboli; un testo pagano, che affonda le radici nell’anima, ricercandola, che si propone di fare chiarezza laddove è di solito buio.
La soluzione, la salvezza, è in fondo a portata di mano.
Basterebbe saper parlare.
Abbiamo visto:
Omissis, di Alessandro Paschitto
con Raimonda Maraviglia, Anna Gualdo, Francesco Roccasecca, Giuseppe Sartori e Luca Romano De Magistris
al Ridotto del Teatro Mercadante a Napoli
Si ringrazia l’Ufficio Stampa