C’è una Napoli che splende, nonostante tutto, una Napoli ardita che vive fiera infischiandosene del degrado umano, delle furberie, dei tentacoli ladroni che la avviluppano come un cancro senza fine. C’è una Napoli indistruttibile che continua a curare sè stessa, e aggiungo per fortuna. C’è una Napoli che resta elevata, pur nel lerciume di una narrazione nefasta, che da più parti, anche quelle istituzionali, devastano lo spessore culturale in senso lato di una città senza pari.
C’è una Napoli che emana bellezza, c’è una Napoli che stordisce, c’è una Napoli che ti entra nel cuore come la più tenace delle amanti
In quelle sale si visse il sogno e la sconfitta, fino a provare la tortura del tradimento, dell’assassinio, del lutto
E così che il concerto al quale ero stato invitato ha assunto un sapore ed un valore del tutto diversi. Dopo un percorso di sala in sala dove i libri erano gli abitanti più numerosi, ecco lo spazio dedicato al concerto. Stucchi, candelabri, lampadari, tutto risplendeva per dare ancora più risalto ad un superbo pianoforte gran coda, intitolato a James Dean, con telaio autografato dal grande Maestro Aldo Ciccolini, fornito gratuitamente da Progetto Piano. E qui ho sentito ancora forte l’emozione del contributo culturale in favore del pubblico ma anche degli artisti che trovano un prestigioso palcoscenico tra le mura di questa istituzione. Non mi era mai capitato di sentir parlare di gratuità da parte di alcun soggetto che opera direttamente in un certo settore. Per cui davvero lo stupore mi ha colto quando ho sentito dire che un Gotrian Steinweg fosse lì per il godimento del pubblico e per la soddisfazione del pianista che di lì a poco lo avrebbe fatto sapientemente vibrare. Non è scontato tutto questo, in un mondo dove impera il pensiero secondo cui ogni risorsa debba produrre ricchezza economica. Non è quindi pensabile per molti, che un simile pianoforte produca solo ricchezza culturale. Per fortuna di tutti noi, alla Progetto Piano non la pensano così. Evviva, il mecenatismo è vivo.
È stato vigoroso Gianantonio, sanguigno, legato allo strumento da una passione che evidentemente lo divora e lo nutre allo stesso tempo
In programma Rachmaninov, Chopin, Alkan e Ganados. Li aveva tutti in mente Gianatonio, ha suonato ricordando ogni spartito. Per me che vivo di post-it anche per stendere la lavatrice, già questo è motivo di assoluta ammirazione. Pensare a quanto fossero difficili mi atterriva. La mano sinistra che incrocia la destra superandola. Ho provato ad immaginare quanto dovesse essere complicata la scrittura musicale in quel punto, da rabbrividire, eppure sembrava tutto così naturale. Gianantonio suona con tutto sé stesso, anche con i suoi riccioli compatti e fitti che ondeggiano per la spinta dei movimenti del corpo. Applausi scroscianti, e lui a guardare la platea con un sorriso grato e riconoscente, quasi incredulo per tale tributo, a testimonianza di un animo puro che fa della musica la sua parte migliore, la sua parte più interiore e non motivo o strumento di mera esibizione.
Il mio grazie personale all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, a Progetto Piano e a Gianantonio Frisone per tutto l’incanto. Il mio grazie personale alla Napoli che splende.
Ph di Umberto Zambrano