La Napoli che splende e il magnifico Gianantonio

C’è una Napoli che splende, nonostante tutto, una Napoli ardita che vive fiera infischiandosene del degrado umano, delle furberie, dei tentacoli ladroni che la avviluppano come un cancro senza fine. C’è una Napoli indistruttibile che continua a curare sè stessa, e aggiungo per fortuna. C’è una Napoli che resta elevata, pur nel lerciume di una narrazione nefasta, che da più parti, anche quelle istituzionali, devastano lo spessore culturale in senso lato di una città senza pari.

C’è una Napoli che emana bellezza, c’è una Napoli che stordisce, c’è una Napoli che ti entra nel cuore come la più tenace delle amanti

C’è una Napoli che vibra, una Napoli che scopre, una Napoli che studia! C’è una Napoli che emana bellezza, c’è una Napoli che stordisce, c’è una Napoli che ti entra nel cuore come la più tenace delle amanti. C’è una Napoli carnale, feconda, immensa, eterna gigantessa, immensa signora. C’è una Napoli che fa, che agisce, che si muove, a dispetto della sua cattiva fama.

In quelle sale si visse il sogno e la sconfitta, fino a provare la tortura del tradimento, dell’assassinio, del lutto

Ieri sera, ho incontrato la Napoli che splende in uno dei suoi luoghi simbolo, “Palazzo Serra di Cassano”, magnifica testimonianza dell’architettura quasi visionaria della Napoli del ‘700 e memoria storica di un illuminismo ai massimi livelli che vide, nella Repubblica Napoletana, la sua elevazione più spinta. In quelle sale si visse il sogno e la sconfitta, fino a provare la tortura del tradimento, dell’assassinio, del lutto. Oggi, questo stupefacente palazzo monumentale ospita la sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, e non poteva che essere così, una degnissima e coerente prosecuzione di vita. Ed ho conosciuto un mondo che, mea culpa, ancora ingoravo, dalle parole sentite dell’Avvocato Massimiliano Marotta, attuale Presidente di questa Accademia culturale. E con mio sommo stupore, ho scoperto che il mecenatismo di qualità non si è estinto con la famiglia de’ Medici. L’Istituto promuove tutta una serie di iniziative di grandissimo pregio, in diversi ambiti culturali, non escludendo l’arte, dalla pittura, alla musica, alla scrittura.

 

E così che il concerto al quale ero stato invitato ha assunto un sapore ed un valore del tutto diversi. Dopo un percorso di sala in sala dove i libri erano gli abitanti più numerosi, ecco lo spazio dedicato al concerto. Stucchi, candelabri, lampadari, tutto risplendeva per dare ancora più risalto ad un superbo pianoforte gran coda, intitolato a James Dean, con telaio autografato dal grande Maestro Aldo Ciccolini, fornito gratuitamente da Progetto Piano. E qui ho sentito ancora forte l’emozione del contributo culturale in favore del pubblico ma anche degli artisti che trovano un prestigioso palcoscenico tra le mura di questa istituzione. Non mi era mai capitato di sentir parlare di gratuità da parte di alcun soggetto che opera direttamente in un certo settore. Per cui davvero lo stupore mi ha colto quando ho sentito dire che un Gotrian Steinweg fosse lì per il godimento del pubblico e per la soddisfazione del pianista che di lì a poco lo avrebbe fatto sapientemente vibrare. Non è scontato tutto questo, in un mondo dove impera il pensiero secondo cui ogni risorsa debba produrre ricchezza economica. Non è quindi pensabile per molti, che un simile pianoforte produca solo ricchezza culturale. Per fortuna di tutti noi, alla Progetto Piano non la pensano così. Evviva, il mecenatismo è vivo.

È stato vigoroso Gianantonio, sanguigno, legato allo strumento da una passione che evidentemente lo divora e lo nutre allo stesso tempo

Gianantonio Frisone spunta dal pubblico, con la sua andatura da ragazzo, da giovanissimo ragazzo. Ho conosciuto la madre poco prima, ed ho scoperto che ha solo 16 anni, ma già un bagaglio di studi e di esperienze bello ricco. Una giovane promessa come si dice. Un talento che la Napoli che splende ha voluto premiare. Mani sulla tastiera ed inizia il viaggio.. È stato vigoroso Gianantonio, sanguigno, legato allo strumento da una passione che evidentemente lo divora e lo nutre allo stesso tempo. Incantevole guardarne le dita, quasi un gioco di prestigio. Ad ogni tocco una nota, ciascuna nota a formare l’incanto della melodia.

In programma Rachmaninov, Chopin, Alkan e Ganados. Li aveva tutti in mente Gianatonio, ha suonato ricordando ogni spartito. Per me che vivo di post-it anche per stendere la lavatrice, già questo è motivo di assoluta ammirazione. Pensare a quanto fossero difficili mi atterriva. La mano sinistra che incrocia la destra superandola. Ho provato ad immaginare quanto dovesse essere complicata la scrittura musicale in quel punto, da rabbrividire, eppure sembrava tutto così naturale. Gianantonio suona con tutto sé stesso, anche con i suoi riccioli compatti e fitti che ondeggiano per la spinta dei movimenti del corpo. Applausi scroscianti, e lui a guardare la platea con un sorriso grato e riconoscente, quasi incredulo per tale tributo, a testimonianza di un animo puro che fa della musica la sua parte migliore, la sua parte più interiore e non motivo o strumento di mera esibizione.

 

Il mio grazie personale all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, a Progetto Piano e a Gianantonio Frisone per tutto l’incanto. Il mio grazie personale alla Napoli che splende.

Ph di Umberto Zambrano

Ritengo la narrazione uno dei piaceri più appaganti della vita. Amo le auto, da sempre. Il primo giocattolo che mi ha calmato da neonato è stato un modellino in latta. Adoro scrivere delle quattro ruote. Adoro scrivere in generale. Ci metto anima, istinto, ritmo e passione.