La nuova tonaca di Dio, 50 sfumature di gender

Al confine sempre incerto tra le cose giuste e quelle sbagliate c’è un cartello che indica un bivio, ma forse è un trivio o un quadrivio. Di certo c’è che due frecce non possono mancare, a indicare le direzioni del reato e del peccato. Sentieri diversi, spesso destinati a unirsi lì in fondo, seppure non sempre, e questo per via non solo dell’ampio novero dei reati, ma soprattutto per l’ancor più ampio elenco dei peccati.

Dio, maschio e femmina li fece. Senza contemplare alcuna soluzione intermedia tra il tutto maschio e il tutto femmina

Tra quelli più fantasiosi, per fattispecie e punizioni connesse, regnano per numero sovrani quelli sessuali, che si declinano in categorie generali e sottocategorie tanto vaste quanto è vasta la fantasia che si sviluppa in camera da letto tra individui di sessi opposti. E qui viene il bello, perché tutto il complesso dei crimini erotici ha fondamento su una base granitica che reca incisa l’iscrizione che Dio, maschio e femmina li fece. Senza pertanto nemmeno contemplare alcuna soluzione che sia anche minimamente intermedia tra il tutto maschio e il tutto femmina: con buona pace di E. L. James e del suo arcobaleno, le cinquanta sfumature di grigio, di rosso o di qualsiasi altro colore sono ridotte a due per mano dei testi sacri. E il sol fatto di considerarne più di due è lesivo del sacro, sacrilego per sua stessa natura, e ciò nonostante a prescindere da ogni inclinazione sessuale o dal numero delle lettere che compongano l’acronimo LGBTQ+.

E a poco vale considerare come gli agenti del sacro, deputati a spargere il Verbo e a farlo rispettare, possano essere solo uomini impegnati al celibato, e che la loro uniforme d’ordinanza assomigli assai a una sottana, tipico capo dell’abbigliamento femminile.

È un racconto che prende spunto dagli albori dell’umanità così come ci è stata raccontata nei testi sacri, dalla Genesi e dal mito del Paradiso perduto. Ripercorrendolo con punte di amara ironia, Massimo Di Michele ci racconta – si racconta? – delle perplessità di un bambino dall’identità sessuale incerta, e delle sue incertezze dinanzi alla certezze proposte dalla religione su quali debbano essere gli orientamenti giusti, giustapposti senza speranza di redenzione a quelli sbagliati.

un monologo verace e dannatamente brillante, sagace e ironico, magistralmente interpretato da Di Michele

Venendo ad Eva da Adamo, e passando per la tentazione del Serpente, emergono sempre maggiori contraddizioni che, con cinica ironia, rendono vieppiù evidente non solo quelle del racconto religioso, ma pervengono alle sue ipocrisie, svelandole e per certi versi deridendole, col piglio della beffa, canzonandole senza denunciarle, strappando una risata che straripi fragorosa, a condizione che sia anche un po’ amara e foriera di una istanza di riflessione.

La nuova tonaca di Dio (God’s new frock) di Jo Clifford è un monologo verace e dannatamente brillante, sagace e ironico, magistralmente interpretato da Di Michele, che senza incespicare in una sillaba da prova di sè con ritmo serrato, investendo nell’azione teatrale parole, volto, espressione, mimica, anima e corpo, sensualità e sessualità.

Un testo che diverte senza eccedere in leggerezza, e al quale si affiancano spunti di riflessione che marcano l’appartenenza ai crismi del vero teatro d’autore.

Abbiamo visto:

La nuova tonaca di Dio (God’s new frock)

diretto e interpretato da Massimo Di Michele

di Jo Clifford, traduzione Lorenzo Stefano Borgotallo

costumi Alessandro Lai

scrittura gestuale Dario La Ferla

 al Teatro Elicantropo di Napoli

ancora fino al 15 gennaio 2023. Info qui.

Si ringrazia l’Ufficio Stampa