Il palco non ha sipario.

Entro e subito sorrido.

Esiste, secondo me, un teatro pomposo che smania per sembrare vero a tutti i costi, finendo spesso a rappresentare solo una versione grottesca di ciò che racconta e poi esiste un teatro che va a toccare le corde più emotive, più intime, più fragili. Una scuola di pensiero che mette il testo e la recitazione al centro di tutto, andando a stanare l’io bambino, quello più indifeso, quello più puro, quello più visionario, quello effettivamente più pronto a recepire, ad assorbire le storie, in un processo osmotico che trasforma il dolore in un piacere languido, nostalgico, arricchente, purificante.

Quanti di noi, da bambini, affiancando due sedie, si sono sentiti davvero alla guida di un automobile, con tanto di vento dal finestrino, di frenate brusche, di curve? Quanti? Tantissimi. Ai bambini basta un pennarello per fare un microfono, basta aprire le braccia per farne ali…

E proprio in questo filone trovo l’essenza, il succo, il centro di ciò che ogni spettatore dovrebbe desiderare.

Ieri sera ho sorriso, perchè sul palco senza sipario ho trovato un automobile rossa, coi fari accesi verso il pubblico. Forse sarà stata ricavata da un tavolo da campeggio o non so. Fatto sta che aveva i fari, il logo di un noto brand automotive al centro, specchietti retrovisori, volante e sedili. Non proprio una ricostruzione filologica, ma era davvero una macchina. O meglio, stimolava alla grande la fantasia affinché si pensasse ad una macchina. Che meraviglia, questa è magia. La magia di un certo teatro che fa entrare nella storia anche il pubblico. E proprio in questo filone trovo l’essenza, il succo, il centro di ciò che ogni spettatore dovrebbe desiderare.

Merito di tutto questo i due protagonisti, Leonardo Losavio e Roberto Galano,che ne sono anche, rispettivamente, autore e regista, oltre allo slancio del Teatro Tram che si distingue da sempre per i suoi cartelloni ricercati e audaci. Bravi davvero Losavio e Galano a restituire le manie, le ipocondrie, le chiusure di cui tutti noi soffriamo, spesso ergendole a motivo di orgoglio, di vanto vacuo, nel tentativo di oscurare una fagilità che la società, nella sua fisiologica forma di agglomerato rigettante, troppo spesso schiaccia invece di proteggere.

Vorrei dire molto di più di ciò che succede sul palco, ma la forma narrativa che è stata scelta non me lo permette, vi rovinerei buona parte del godimento. Mi piace però dire che tanta spiritualità in un testo che può sembrare, sulle prime, molto leggero, proprio non me l’aspettavo.

“La strada” muove tante corde, alcune dai toni più acuti, altre dai toni più gravi. Ma in questo sta il bello. Losavio e Galano, della compagnia foggiana “Teatro dei Limoni”, hanno fatto pieno centro

Andatelo a vedere, replicano stasera e domenica. Vi riconoscerete, vi rivedrete su quelle tavole. E sarà un bellissimo viaggio, ognuno a modo proprio. Ogni battuta mi ha riportato ad un momento preciso, ad un’esperienza precisa. Mentre i due protaginisti procedevano su un autostrada liscia come un tavolo da biliardo, seguendo un percorso dritto, guardando sempre avanti, io ho viaggiato a zig zag, svoltando, tornando indietro, inchiodando sul pedale del freno quando faceva troppo male. Però ho viaggiato, grazie a loro. Durante tutto lo spettacolo, un atto unico che fila via veloce, li si odia, gli si vorrebbe quasi rispondere, l’antipatia per uno o per l’altro cresce, sparisce, ritorna. Insomma, “La strada” muove tante corde, alcune dai toni più acuti, altre dai toni più gravi. Ma in questo sta il bello. Losavio e Galano, della compagnia foggiana “Teatro dei Limoni”, hanno fatto pieno centro. E preparatevi agli ultimi minuti prima che le luci si spengano, emozioni a fiumi!

Sono uscito pensando che purtroppo, affinché se ne salvi uno, c’è sempre bisogno del sacrificio di qualcun’altro!!

Questo tipo di teatro ha davvero senso.

Abbiamo visto

La strada di Leonardo Losavio e Roberto Galano

Al Teatro Tram di Napoli

Si ringrazia l’Ufficio Stampa nella persona di Chiara di Martino

Un mio personale ringraziamento ad Assia per la sua affettuosa accoglienza, sempre.

Ritengo la narrazione uno dei piaceri più appaganti della vita. Amo le auto, da sempre. Il primo giocattolo che mi ha calmato da neonato è stato un modellino in latta. Adoro scrivere delle quattro ruote. Adoro scrivere in generale. Ci metto anima, istinto, ritmo e passione.