Un viaggio intimista all’interno del proprio io, come solo Pirandello e Tato Russo sanno fare. I temi del doppio, del riflesso di se stessi, la memoria e il tempo che scorre inesorabile affiorano con forza in entrambi gli atti delle rappresentazioni pirandelliane messe mirabilmente in scena da Mario Brancaccio e dalle sue attrici: Fortuna Liguori e Simona Esposito, insieme allo stesso Brancaccio.
A volte i sogni diventano davvero realtà: una realtà capovolta e surreale, in cui i personaggi e lo spettatore cercano di districarsi, muovendosi al confine tra il mondo reale e quello onirico. Le nostre paure, ossessioni, speranze si fondono con la realtà: esse prendono vita, dentro e fuori di noi, scuotendo tutto ciò che ci circonda fino a farlo crollare. È il contrasto tutto pirandelliano tra vita e forma: la forma ti limita, «la vita ti prende». La tensione interiore tra questi due opposti conduce ad una scissione dell’io, lo induce a guardarsi vivere, a non riconoscersi più nella gabbia delle convenzioni sociali in cui era rinchiuso.
la forma ti limita, «la vita ti prende»
I protagonisti non riconoscono né se stessi né gli altri: si nascondono e si riflettono sulla scenografia in un gioco di specchi, come un quadro di Magritte in movimento.
Il tempo, la società hanno cambiato ogni cosa: la disillusione di fronte alla nuova realtà è una doccia gelata per l’animo dei personaggi. Il filo rosso che collega La stanza dei sentimenti perduti e Lumie di Sicilia è proprio il cambiamento: esso avviene senza che ne siamo coscienti, mentre viviamo la nostra quotidianità, continuando a credere che tutto rimarrà invariato.
I ricordi tormentano e ossessionano i personaggi, li cullano, come accade a Micuccio, rimasto attaccato a un sentimento e una speranza ormai sfioriti, in lui ancora forti e vividi. La memoria è un autoinganno: rimane il vuoto quando i ricordi si infrangono.
Il mondo che i personaggi credono di conoscere non esiste più: alcuni si scontrano con esso, lo affrontano, come Micuccio, altri invece scelgono di essere ciechi di fronte all’evidenza e di proteggersi a tutti i costi. Rischiano di coprirsi di ridicolo, di cui non può restare il riso. Di esso rimane solo il sorriso amaro tipico dell’umorismo pirandelliano.
Vediamo proiettati davanti ai nostri il pensiero e il teatro pirandelliani: non c’è artificio, solo rappresentazione
Il grandissimo merito di Russo e di Brancaccio è proprio l’aver messo in scena il vero Pirandello, scegliendo due drammi poco noti, ma che rispecchiano pienamente i conflitti interiori e sociali dell’uomo di allora e di oggi. Entrambi gli autori ci introducono nella realtà quotidiana, incorniciata dalla maschera che siamo costretti ad indossare ogni giorno. Rispettano l’animo del drammaturgo agrigentino tramite le sue stesse commedie, costumi, sceneggiatura, copione. Lo riattualizzano, ci mostrano ciò che di Pirandello viene talvolta solo insegnato: le maschere, il conflitto tra io e società, tra vita e forma. Vediamo proiettati davanti ai nostri il pensiero e il teatro pirandelliani: non c’è artificio, solo rappresentazione.
Abbiamo visto
La stanza dei sentimenti perduti
Di Tato Russo, tratto da Luigi Pirandello
Con la regia di Mario Brancaccio
Con Simona Esposito e Fortuna Liguori
Al Teatro Instabile di Napoli
Info qui https://www.teatro.it/teatri/t-i-n-teatro-instabile-napoli-napoli-cartellone
Si ringrazia l’ufficio stampa