L’anticonvenzionale è spesso la maschera di una convenzione ulteriore, suppletiva, posta artatamente su un gradino più alto. Un po’ chic, un po’ snobista, un po’ modaiola. Non seguire le convenzioni fa figo, e traccia un segno identitario anticonformista che spesso paga bene in termini di accettazione.
Destrutturati e ricostruiti, abbandoniamo il teatro. Come prima, ma come nuovi. E in un certo senso diversi.
Ma se il mondo dovesse finire domani, se ci trovassimo (come forse già difatti ci troviamo) alle soglie della fine del mondo; ecco, se questa circostanza escatologica e spaventosa ci costringesse a guardare oltre il qui e ora, a superare l’hic et nunc per guardarci dentro, destrutturarci dalle sovrastrutture identitarie, spogliarci delle maschere, cosa sarebbe di noi? cosa resterebbe? cosa, di noi, vedrebbero gli altri? Saremmo ancora in grado di riconoscerci, di decifrarci, una volta giunti al più profondo limite di noi stessi, una volta abbattuti i canoni sociali dell’apparire? Cosa ne sarebbe, e in sostanza cosa davvero è, il nostro essere?
È quanto cerca di rispondere Liv Ferracchiati col suo Uno spettacolo di fantascienza, andato in scena al teatro Piccolo Bellini di Napoli. Una commedia che è anche dramma esistenziale, che conduce dritti davanti allo specchio alla ricerca della nostra vera semenza, col pretesto dell’imminente fine del mondo.
Si sa che la menzogna ha le gambe corte. Incapaci come siamo di fingere fino alla fine, la certezza della morte ben si presta a offrire lo spunto necessario per la ricerca della verità. E si parla qui della verità più intima e profonda, della verità identitaria. E non di quella che riguarda ciascuno, con le proprie peculiari differenze. Si parla qui della cifra identitaria collettiva, spogliata dall’armatura di ghisa andata in frantumi.
Si tratta qui di raccoglierne i cocci, possibilmente senza ferirci, di riconoscerli e rifarli propri. Come accade a chiunque rompa, poi, i cocci saranno (di nuovo) nostri.
Destrutturati e ricostruiti, abbandoniamo il teatro. Come prima, ma come nuovi. E in un certo senso diversi.
Abbiamo visto:
Uno spettacolo di fantascienza
Quante ne sanno i trichechi
di e con Liv Ferracchiati
con Andrea Cosentino e Petra Valentini
al Teatro Piccolo Bellini di Napoli
info qui
Si ringrazia l’Ufficio Stampa