Io, Filumè, il teatro, l’arte, la vita

«Davvero?»

È la prima cosa che ci viene in mente guardando Franco che vuole rinunciare allo spettacolo, come fanno ormai in tanti, costretti ad abbandonare il teatro, un lavoro precario, che offre poca stabilità. Franco si scusa con ognuno di noi per non poter più recitare, perché è impossibile andare avanti con le istituzioni e la società che frappongono così tanti ostacoli tra l’artista e il teatro.

L’arte spesso non permette di vivere come si vorrebbe: significa sacrifici, tante rinunce, molte battaglie. Ma Franco resiste e il teatro con lui. Per attori e registi, fare teatro vuol dire correre il rischio ed essere coraggiosi, ma chi ama l’arte non la lascia morire.

Franco, tanto appassionato di Eduardo De Filippo, innamorato del personaggio di Filumena Marturano, riesce a portare in scena se stesso e Filumé dopo tante lotte e rifacimenti. È una meravigliosa e ostinata conquista, uno schiaffo all’indifferenza del mondo verso la bellezza.

È una meravigliosa e ostinata conquista, uno schiaffo all’indifferenza del mondo verso la bellezza

Il teatro prende vita davanti ai nostri occhi increduli: Franco ci mostra come ci si scioglie, ci insegna ad ascoltare dentro di noi le voci del teatro senza il bisogno vederle, un gioco grazie al quale avvertiamo le vibrazioni della recitazione e della musica dal vivo di Mattia Pagni. Impariamo a conoscere l’attore e protagonista Franco Di Corcia jr, mentre ci racconta la sua vita e quella di Filumena Marturano nell’atmosfera intima e familiare che ha creato insieme a noi.

Il monologo di Franco e le battute drammatiche di Eduardo De Filippo sono pezzi di un puzzle perfetto in cui le vite dei protagonisti delle due storie si incastrano senza fatica: entrambi usati e sottovalutati da chi li circonda, mesi da parte, emarginati, soli. E soprattutto non amati. Ma loro amano, sono innamorati della passione, della vita, si illudono di fronte alle sue piccole gioie, nonostante dietro l’angolo si nascondano ogni volta delusioni e fallimenti. Entrambi vorrebbero ottenere amore e rispetto, come tutti, ma, per molto tempo, tutto ciò che ottengono sono solo disprezzo e biasimo. L’indifferenza di chi si gira dall’altra parte è una costante nella loro vita, un male subdolo e lento che distilla perpetuo dolore.

La loro forza sta proprio nel continuare a lottare per amore, Filumena per Don Vincenzo e i suoi figli e Franco per il suo lavoro, il suo teatro, la sua arte. Franco e Filumé rincorrono l’amore a caro prezzo, l’uno con la sindrome della valigia che lo accompagna sin dalla nascita, l’altra con la voglia di rimettere in piedi la sua vita di donna e di madre, per permettersi di piangere e commuoversi, emozionarsi, almeno una volta.

L’indifferenza di chi si gira dall’altra parte è …  un male subdolo e lento che distilla perpetuo dolore

Franco intanto insegue il talento che è in lui e si fa catturare dall’arte fervida che gli cammina accanto da sempre. Filumena e lui Intrappolano anche noi, che fissiamo il nostro sguardo nei loro occhi speranzosi di sognatori instancabili. Scherzando con Mattia, Franco dimostra che ha realizzato il suo sogno: è felice, perché gli spettacoli sono suoi figli e «la sua vita è teatro, il teatro la sua vita». Essi coincidono.

E, dopotutto, vale la pena continuare a recitare, a scrivere, perché in fin dei conti con l’arte è bellissimo «chiagnere».

Abbiamo visto:
Io Filumé
di e con Franco Di Corcia jr
Con musica dal vivo di Mattia Pagni
Si ringrazia l’ufficio stampa